mercoledì 22 agosto 2012

Dell'innaffiare il giardino


“Oh bello innaffiare il giardino, per far coraggio al verde!
Dar acqua agli alberi assetati! Dài più che basti e
non dimenticare i cespugli delle siepi, perfino
quelli che non dàn frutto, quelli esausti
e avari. E non perdermi di vista,
in mezzo ai fiori, le male erbe, che hanno
sete anche loro....”

Sono i versi di una delicata poesia di Bertolt Brecht, intitolata “Dell’innaffiare il giardino”. Perfetta metafora per questa estate che tormenta tutti, uomini,  vegetali e animali con ondate di caldo africano.

Annaffiatoio con la coda, acquerello di Erv
Mi sono tornati in mente ieri mattina                  
mentre cercavo di salvare dalla
calura le piante del giardino. 
E pensavo a quel bell’innaffiatoio, 
con tanto di coda e faccina,
disegnato da Emma, la mia nipotina, 
su uno dei suoi sacchetti, 
di cui credo d’avervi già parlato
qualche giorno fa 
ne l’Albero dai fiori turchini. 
Eccolo dunque, 
e osservate come la pittrice-poetessa
ha fatto “girare” un fiore
fin sul retro dell’acquerello
su carta da spolvero.


Spunta un fiore ancora in boccio sul retro del sacchetto illustrato






















Per i giardini domestici più che il poeta, che invita a bagnare con generosità, dobbiamo però ascoltare il giardiniere. Che raccomanda la misura.

Gustave Caillebotte, I giardinieri, 1875-1890

Bagnare sembra facile. Invece, una delle prime cause di morìa di arbusti e fiori dipende dal dosaggio. Poca acqua, e le piante inaridite iniziano a perdere le foglie e seccano. Troppa acqua, e le piante muoiono per asfissìa: la quantità di liquido prevale difatti sull’ossigeno contenuto nel terreno, impedendo alle radici di respirare.

Certo oggi esistono tanti prodotti per l’irrigazione automatica, con centraline dove si programmano tempi e modi di bagnatura. Sono assolutamente indispensabili nei parchi di grandi dimensioni.
Ma per i giardini di casa c’è anche chi, invece di attrezzarsi con il famoso “impiantino”, preferisce far da sé. Io appartengo a questo genere di persone. Anche perché, zanzare a parte, innaffiare mi piace, è un’attività che mi rilassa come uno scacciapensieri.
In caso di assenze prolungate, cerco qualche persona gentile e amante dei fiori, che mi sostituisca.

La prima regola dunque è l’equilibrio, in modo che il terreno sia umido senza essere fradicio. Per questo è opportuno che la terra asciughi, fra un’annaffiatura e l’altra.

La seconda regola riguarda il tempo che si dedica all’operazione.
Se per il prato ci vuole una girandola, da aprire per una ventina di minuti al mattino presto o alla sera, per i bordi misti esistono tubi forati da attaccare a un rubinetto che si schiude all’alba o al tramonto per una mezz’oretta.

Le piante più delicate sono quelle in vaso, dove il terriccio asciuga o si compatta rapidamente. A volte, se stanno sotto un porticato, non prendono neppure la rugiada.  Si possono bagnare con la canna dell’acqua, dotandola di uno spruzzatore che consente un getto leggero e mirato. Come una carezza, la leggerezza è sempre l’arma migliore.
Ma fate attenzione, bagnate soprattutto la terra, non le foglie o i fiori che possono danneggiarsi quando c’è molto caldo e sfiorire prima del tempo.


Il Piccolo Principe nutre con amore la sua rosa

Lo sapeva bene il Piccolo Principe dalla sciarpina gialla, malinconico eroe di Antoine de Saint-Exupéry, che «...tutto confuso, andò a cercare un innaffiatoio d’acqua e servì al fiore la sua colazione». 
E lo sa bene anche la figliolina di Karin e Carl Larsson, il famoso pittore svedese, che qui potete vedere allopera mentre bagna i fiori di casa nel delizioso acquerello dipinto dal padre.




Carl Larsson, La Finestra fiorita, acquerello, 1894-1896

Se anche voi avete molti vasi, cercate di bagnarli con un annaffiatoio a collo lungo, che permette di inumidire il terriccio dove si vuole senza produrre inutili voragini: in ogni caso è indispensabile farlo piano, con lentezza. Altrimenti l’acqua se ne esce subito dai fori di drenaggio senza avere il tempo di inumidire le radici. Ma c’è anche il rischio opposto. Le stesse radici possono subire danni irreversibili e marcire se l’acqua ristagna troppo. È quindi utile mettere nei sottovasi dei sassolini d’argilla espansa per assorbire l’eccesso d’acqua, che viene poi lentamente ceduta alle piante sotto forma di umidità.

L’acqua migliore per le piante è quella a temperatura ambiente. L’acqua migliore, ancora, dovrebbe essere dolce, cioè poco calcarea. In particolare per le acidofile come le gardenie, le camelie, i rododendri, le azalee, le idrangee o il profumato Stephanotis, basta un po’ di torba in un bacile durante la notte per neutralizzare il calcare presente nell’acqua.

Camelia japonica 'Dian Hartman' in una tavola di Paul Jones


Le piante, come noi, respirano e traspirano. Per questo le loro foglie, in particolare in casa, devono essere pulite. Qualche vaporizzazione alla sera è benefica per la maggior parte delle specie. Quelle a foglie vellutate, come le violette africane, che non amano l’acqua, possono essere spolverate con una spazzolina da capelli per neonati.

E in inverno, domanderà qualcuno, che si deve fare? Gli alberi e gli arbusti en plein air vanno a riposo e non hanno bisogno d’annaffiature. Però nelle giornate più miti non dimentichiamo di dare un po’ d’acqua, almeno una volta a settimana, alle piante in vaso. Agrumi compresi, soprattutto se, protetti dal gelo con candidi cappucci, rischiano di essere dimenticati.
Bagnare le piante è dunque un’arte?
A voi la risposta.









Note e precisazioni sulle illustrazioni e le foto

“Annaffiatoio con la coda” è un acquerello double-face di Emma, la mia nipotina, che poeticamente ha dipinto anche il retro del sacchetto, facendovi spuntare un fiore ancora in boccio.

La foto del dipinto di Gustave Caillebotte, intitolato I Giardinieri (1875 - 1890, collezione privata) è tratta da Giardini, orti e labirinti di Lucia Impelluso, collana Dizionari dell’Arte, Electa.

Il disegno del Piccolo Principe è tratto dal libro Il Piccolo Principe, scritto e illustrato da Antoine de Saint-Exupéry ed edito da Bompiani, XXVI edizione, nel 1974.

La Finestra fiorita, di Carl Larsson, è  un acquerello dell’album «La Nostra Casa», 1894-1896 ed è tratto da Carl Larsson acquerelli, Bibliothèque de l’Image, 2001.

La Camelia japonica ‘Dian Hartman’, tavola illustrata da Paul Jones nel 1958, è tratta da The Camellia, volume II, The Leslie Urquhart Press, Sharpthorne, Sussex, 1960.

















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