“Oh
bello innaffiare il giardino, per far coraggio al verde!
Dar
acqua agli alberi assetati! Dài più che basti e
non
dimenticare i cespugli delle siepi, perfino
quelli
che non dàn frutto, quelli esausti
e
avari. E non perdermi di vista,
in
mezzo ai fiori, le male erbe, che hanno
sete
anche loro....”
Sono i
versi di una delicata poesia di Bertolt Brecht, intitolata “Dell’innaffiare il
giardino”. Perfetta metafora per questa estate che tormenta tutti, uomini, vegetali e animali con ondate di caldo
africano.
Annaffiatoio con la coda, acquerello di Erv |
Mi sono
tornati in mente ieri mattina
mentre cercavo di salvare dalla
calura le piante
del giardino.
E pensavo a quel bell’innaffiatoio,
con tanto di coda e faccina,
disegnato da Emma, la mia nipotina,
su uno dei suoi sacchetti,
di cui credo
d’avervi già parlato
qualche giorno fa
ne l’Albero dai fiori turchini.
Eccolo dunque,
e osservate
come la pittrice-poetessa
ha fatto “girare” un fiore
fin sul retro
dell’acquerello
su carta da spolvero.
Spunta un fiore ancora in boccio sul retro del sacchetto illustrato |
Per i
giardini domestici più che il poeta, che invita a bagnare con generosità,
dobbiamo però ascoltare il giardiniere. Che raccomanda la misura.
Gustave Caillebotte, I giardinieri, 1875-1890 |
Bagnare
sembra facile. Invece, una delle prime cause di morìa di arbusti e fiori
dipende dal dosaggio. Poca
acqua, e le piante inaridite iniziano a perdere le foglie e seccano. Troppa
acqua, e le piante muoiono per asfissìa: la quantità di liquido prevale difatti
sull’ossigeno contenuto nel terreno, impedendo alle radici di respirare.
Certo
oggi esistono tanti prodotti per l’irrigazione automatica, con centraline dove
si programmano tempi e modi di bagnatura. Sono assolutamente indispensabili nei
parchi di grandi dimensioni.
Ma per i
giardini di casa c’è anche chi, invece di attrezzarsi con il famoso
“impiantino”, preferisce far da sé. Io appartengo a questo genere di persone.
Anche perché, zanzare a parte, innaffiare mi piace, è un’attività che mi rilassa
come uno scacciapensieri.
In caso
di assenze prolungate, cerco qualche persona gentile e amante dei fiori, che mi
sostituisca.
La prima
regola dunque è l’equilibrio, in modo che il terreno sia umido senza essere
fradicio. Per questo è opportuno che la terra asciughi, fra un’annaffiatura e
l’altra.
La
seconda regola riguarda il tempo che si dedica all’operazione.
Se per il prato ci vuole
una girandola, da aprire per una ventina di minuti al mattino presto o alla
sera, per i bordi misti esistono tubi forati da attaccare a un rubinetto che si
schiude all’alba o al tramonto per una mezz’oretta.
Le piante più delicate
sono quelle in vaso, dove il terriccio asciuga o si compatta rapidamente. A
volte, se stanno sotto un porticato, non prendono neppure la rugiada. Si possono bagnare con la canna
dell’acqua, dotandola di uno spruzzatore che consente un getto leggero e
mirato. Come una carezza, la leggerezza è sempre l’arma migliore.
Ma fate attenzione,
bagnate soprattutto la terra, non le foglie o i fiori che possono danneggiarsi
quando c’è molto caldo e sfiorire prima del tempo.
Il Piccolo Principe nutre con amore la sua rosa |
Lo sapeva bene il Piccolo Principe dalla sciarpina gialla, malinconico eroe di Antoine de Saint-Exupéry, che «...tutto confuso, andò a cercare un
innaffiatoio d’acqua e servì al fiore la sua colazione».
E lo sa bene anche la figliolina di Karin e
Carl Larsson, il famoso pittore svedese, che qui potete vedere all’opera mentre bagna i
fiori di casa nel delizioso acquerello dipinto dal padre.
Carl Larsson, La Finestra fiorita, acquerello, 1894-1896 |
Se anche voi avete molti vasi,
cercate di bagnarli con un annaffiatoio a collo lungo, che permette di
inumidire il terriccio dove si vuole senza produrre inutili voragini: in ogni
caso è indispensabile farlo piano, con lentezza. Altrimenti l’acqua se ne esce
subito dai fori di drenaggio senza avere il tempo di inumidire le radici. Ma
c’è anche il rischio opposto. Le stesse radici possono subire danni
irreversibili e marcire se l’acqua ristagna troppo. È quindi utile mettere nei
sottovasi dei sassolini d’argilla espansa per assorbire l’eccesso d’acqua, che
viene poi lentamente ceduta alle piante sotto forma di umidità.
L’acqua migliore per le
piante è quella a temperatura ambiente. L’acqua migliore, ancora, dovrebbe
essere dolce, cioè poco calcarea. In particolare per le acidofile come le
gardenie, le camelie, i rododendri, le azalee, le idrangee o il profumato Stephanotis, basta un po’ di torba
in un bacile durante la notte per neutralizzare il calcare presente nell’acqua.
Camelia japonica 'Dian Hartman' in una tavola di Paul Jones |
Le piante, come noi,
respirano e traspirano. Per questo le loro foglie, in particolare in casa,
devono essere pulite. Qualche vaporizzazione alla sera è benefica per la
maggior parte delle specie. Quelle a foglie vellutate, come le violette
africane, che non amano l’acqua, possono essere spolverate con una spazzolina
da capelli per neonati.
E in inverno, domanderà
qualcuno, che si deve fare? Gli alberi e gli arbusti en plein air vanno a riposo e non
hanno bisogno d’annaffiature. Però nelle giornate più miti non dimentichiamo di
dare un po’ d’acqua, almeno una volta a settimana, alle piante in vaso. Agrumi
compresi, soprattutto se, protetti dal gelo con candidi cappucci, rischiano di
essere dimenticati.
Bagnare le piante è
dunque un’arte?
A voi la risposta.
Note e precisazioni sulle
illustrazioni e le foto
“Annaffiatoio con la coda” è un
acquerello double-face di Emma, la mia nipotina, che poeticamente ha dipinto
anche il retro del sacchetto, facendovi spuntare un fiore ancora in boccio.
La foto del dipinto di Gustave
Caillebotte, intitolato I Giardinieri (1875 - 1890, collezione privata) è
tratta da Giardini, orti e labirinti di Lucia Impelluso, collana Dizionari
dell’Arte, Electa.
Il disegno del Piccolo Principe è
tratto dal libro Il Piccolo Principe, scritto e illustrato da Antoine de
Saint-Exupéry ed edito da Bompiani, XXVI edizione, nel 1974.
La Finestra fiorita, di Carl Larsson,
è un acquerello dell’album «La
Nostra Casa», 1894-1896 ed è tratto da Carl Larsson acquerelli, Bibliothèque de
l’Image, 2001.
La Camelia japonica ‘Dian Hartman’,
tavola illustrata da Paul Jones nel 1958, è tratta da The Camellia, volume II,
The Leslie Urquhart Press, Sharpthorne, Sussex, 1960.
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