Davanti alla
finestra della cucina, nel nostro giardino di Milano, sta per fiorire il
clerodendro. Me lo regalò una quindicina d’anni fa Patrizia, amica gentile
della casa accanto, che divide con noi la passione per i fiori e per i gatti.
Questo piccolo
albero, scrivevo qualche anno fa sulle pagine milanesi del Corriere della Sera,
«ha il profumo dell’estate matura. E un nome impegnativo: perché clerodendro in
greco significa “albero del destino”».
Il clerodendro del mio giardino |
Dopo le
fragranti abbuffate di caprifogli e falsi gelsomini, di rose e gardenie, è giunto il momento di godersi la
bellezza di questa pianta abbastanza diffusa nei cortili di città e di
campagna, ma ancora poco nota al grande pubblico.
In questo mese
gli arbusti in fiore sono rari e preziosi per il giardino, dove ormai prevale
la massa composita dei verdi delle foglie e già si cominciano a vedere i primi
frutti. Fra i fiori d’estate quelli del clerodendro meritano dunque un posto
d’onore.
Il più bello a
Milano sta nell’ampio prato di Palazzo Cicogna, in corso Monforte 23, dove a
partire dal 1952 ebbe lo studio un grande artista, Lucio Fontana. Ma per
ammirare quell’alberetto dalle foglie vellutate non resta che aspettare i
giorni in cui le antiche dimore aprono i loro cancelli.
Ce ne sono
altri, però, al Parco delle Basiliche, verso via Vetere, o fra i villini
novecenteschi di via Compagnoni. E fuori città se ne trovano diversi in
Franciacorta o sulla costiera che da Grandola scende a Porlezza, a cavallo fra
il lago di Como e quello di Lugano.
Migrato
dall’Impero del Sol levante, dove cresce spontaneo al margine dei boschi, fu
descritto per la prima volta nel 1784 da Carl Peter Thunberg, botanico svedese,
nel suo trattato sulla Flora del Giappone con il nome di Clerodendron trichotomum. Ma è chiamato anche clerodendro
serotino, per la sua fioritura tardiva.
Appartiene alla
famiglia delle Verbenaceae
e ha grandi foglie a forma di cuore. Raggiunge al massimo i quattro o cinque
metri d'altezza e si adatta bene ai piccoli giardini, a quegli angoli
metropolitani come le piazzette o ai cortili dei palazzi.
I fiori, riuniti
in pannocchie al culmine dei rami, hanno un inebriante profumo di vaniglia che
si sente da lontano.
Le bacche blu spiccano sul calice rosso |
Candidi, a forma
di piccoli astri simili a stelle cadenti, essi rimangono sui rami a lungo, sino
alla maturazione delle bacche blu cobalto che spiccano sul calice rosso lacca,
anch’esso a guisa di stella.
La contemporanea
permanenza dei fiori e dei frutti dà a questa pianta una curiosa alternanza,
che le consente di mostrarsi in abiti via via diversi fra l’estate e l’autunno.
Ed è questa veste cangiante, dapprima bianco-verde, poi immacolata, e infine
bianca rossa e blu come un vessillo tricolore che rende il clerodendro una
presenza affascinante.
Nell’Italia
settentrionale vive bene, ma può essere danneggiato da gelate prolungate o
tardive. Conviene quindi metterlo in un angolo parzialmente soleggiato, al
riparo dai venti freddi del nord. Di facile coltivazione, si adatta a qualsiasi
tipo di suolo, purché sia caldo e soffice. Si moltiplica da solo, attraverso le
lunghe radici che si diramano nel terreno e durante il periodo vegetativo
emettono polloni e piccoli arbusti qua e là. Così a primavera basta prelevare
le nuove piantine e piantarle dove si vuole.
Clerodendron thomsoniae |
D’inverno il
clerodendro perde le foglie e va a riposo. Ma esistono numerose altre varietà
dello stesso genere, originarie delle regioni tropicali dell’Asia e
dell’Africa, che compensano la sua assenza nella stagione fredda.
La più bella è Clerodendron
thomsoniae, una pianta
rampicante con cascate di brattee fogliari color crema che incorniciano le
minute corolle cremisi.
Da noi vive benissimo nelle serre dei giardini
d’inverno, ma non disdegna il tepore della casa, dove i suoi rami rigogliosi
disposti intorno a una finestra produrranno a primavera una fiabesca giungla
domestica.
Marta Isnenghi
Fiori di mezza estate, profumo, vaniglia, foglie vellutate, Palazzo Cicogna, Lucio Fontana.
Altri articoli sullo stesso argomento sono stati da me pubblicati su Italia Oggi il 20 agosto 1993 e sul Corriere della Sera il 27 agosto 2006.
Albero del destino... Chiede gli cosa prevede per me! :-)
RispondiEliminaCiao,un bacio,
Chiara
Gliel'ho chiesto, cara Chiara: giorni intensi, capogiri (metaforici si intende) da grattacieli, tanta bellezza, benefiche abbuffate d'arte, storia e scienza. Ma l'albero del destino, cara Chiara, ti raccomanda anche un po' d'ozio, che fa bene alla salute del corpo e della mente.
RispondiEliminaA proposito, oggi sul mio blog voglio raccontarvi di un altro albero, antichissimo, capace di svelare il futuro. Seguitemi e vedrete.
Ciao, baci a tutti.
Marta