sabato 29 settembre 2012

Verde que te quiero verde

Fonte del Giardino della Fedeltà, miniatura dal manoscritto di Vâki’at-i Baburi, 1590



Dalla Fonte sgorgano quattro ruscelli che donano l'acqua alle acequia

Questa estate, per diversi motivi, non ho fatto vacanze.
Neanche un giorno al mare, neanche un microviaggio.
Così ho ripercorso le tappe di altri viaggi, che mi piacerebbe rifare. Come i dieci giorni trascorsi con mio marito nell’ottobre di qualche anno fa nel sud della Spagna. In quella regione magnifica e tiepida persino d’inverno, grazie alla sua latitudine e al tepore del Mediterraneo.

Ma dove inizia questo nostro mare, cadenzato da grandi isole e circondato da terre che hanno caratteristiche comuni e al tempo stesso precise e diversissime identità? Racconta lo storico francese Fernand Braudel che “il mare di mezzo” si estende «dal primo ulivo che si raggiunge arrivando dal Nord ai primi palmeti che si levano in prossimità del deserto. Per chi “scende” dal settentrione - precisa Braudel - l’appuntamento con il primo ulivo è subito dopo Donzère, sul Rodano. Il primo palmeto compatto sorge appena dopo la porta d’oro di El Qantara nell’Atlante sahariano. Appuntamenti del genere, che incantano e prendono il cuore, sono in serbo lungo tutto il perimetro del mare Interno. Qui ulivi e palme montano una guardia d’onore».

Ma c’è una regione d’Europa dove, insieme agli ulivi e alle palme, sono stati addomesticati tutti gli alberi e gli arbusti capaci, in un colpo solo, di evocare la storia, la poesia e la scienza del giardino mediterraneo: è l’Andalusia.
I primi fiori che ci vengono incontro quando dall’aeroporto di San Pablo s’arriva a Siviglia sono i grappoli di Jacaranda mimosifolia: grandi macchie color lavanda che risaltano come tanti Oiseau bleu sulle fronde minute di queste leguminose lungo le avenida cittadine.
La nostra vacanza d’ottobre inizia un martedì  alle nove del mattino.
Dopo aver sorvolato immensi uliveti e aranceti, quando atterriamo c’è il diluvio universale. Bagnati fradici non resta che rifugiarci nel piccolo albergo del Ventaglio, antico palazzo del centro trasformato in locanda. Nel patio una Madonna col Bambino in maiolica ci dà il benvenuto. E non è che il primo degli incontri con il sacro che ci accompagneranno durante il viaggio.

Una schiarita nel pomeriggio ci consente di andare alla cattedrale sovrastata dalla Torre della Giralda. La chiesa, una delle più grandi del mondo, sorge là dove nel XII secolo si trovava la moschea degli Almohadi, la dinastia di berberi musulmani che dominarono il Maghreb e la Spagna nel XII e nel XIII secolo. Dalla Puerta del Perdon, il portale islamico a ferro di cavallo che costeggia il lato settentrionale, si entra nel Patio de los naranjos, il commovente cortile con i 66 alberi d’arancio collegati da un’antica griglia geometrica di acequia (dall’arabo al-saqiya). 

Siviglia, la cattedrale. Dalla Porta del Perdono, retaggio dell'antica moschea,
si entra nel Patio degli aranci

Come lampadine s'accendono le arance sui 66 alberi del patio nella cattedrale di Siviglia

Cordoba, la Mezquita. Nel Patio degli aranci, dove un tempo c'era il minareto dell'antica moschea,
i canaletti chiamati acequia portano l'acqua da un arancio all'altro

Tracciate fra un albero e l’altro, dove s’allargano a cerchio, queste canalette per l’irrigazione erano già in uso settecento anni prima di Cristo nei giardini pensili di Babilonia, che venivano bagnati con le acque dell’Eufrate. 
Passato ai persiani, il sistema venne poi diffuso dai romani in tutte le provincie del Mediterraneo. Ma furono gli arabi nel XII secolo a ritrovare le tracce degli acquedotti romani, a restaurarli e ad estenderli, creando grandi, piccole e medie canalizzazioni collegate fra loro da cisterne per l’acqua dette alberca (dall’arabo al-birka).
Queste meraviglie di ingegneria idraulica si vedono in tutta l’Andalusia.

Siviglia. Luci e ricami di marmo nello splendore dell'Alcazar
Poco lontano dalla cattedrale di Siviglia e dai suoi fiammeggianti altari barocchi, si aprono i Giardini del Real Alcázar, dove ancor oggi scendono re Juan Carlos e la regina Sofia quando vengono nel sud della Spagna.
Dai Giardini dell'Alcazar la vista spazia sino alla cattedrale con la torre della Giralda

Fra le rose e la bella pavimentazione gorgoglia una piccola fontana a forma di stella
Sono giardini incantevoli, cresciuti a partire dal X secolo intorno alla Casa del Governatore, primo nucleo della fortezza. Perfettamente curati da una ventina di giardinieri, la prima volta che ci si va, come spesso succede nei luoghi dove è passata la Storia, si ha l’impressione di perdersi in un labirinto di stili e di linguaggi, dai patii che affondano le radici nell’Islam ai padiglioni cinesi, dai roseti ai giardini delle Dame e dei Poeti, sino alla pergola di Carlo V, magico luogo di contemplazione.

Sorridente jardinera dell'Alcazar di Siviglia con gatto ben nutrito
Ma se si torna una seconda volta, viene subito il desiderio di fermarsi nelle stanze verdi e profumate vicine al palazzo, fra vasche d’acqua circondate da vasi di rose, dature, gelsomini e melograni che si arrampicano in alto, fin sugli spalti dell’antica fortezza.

Siviglia, l'eleganza dei Giardini dell'Alcazar  fra palme e fragranti gelsomini

Vasca d'acqua circondata da poetici vasi di rose nei Giardini dell'Alcazar di Siviglia
Dature in fiore dietro una seduta di maiolica nel Giardino delle Danze all'Alcazar
In tanta magnificenza si sente insomma il piacere di sedere sulle panchine di maiolica calde di sole, in piccoli spazi domestici e gentili: una sorta di buen retiro che, come dimostra anche la splendida fontana incastonata fra i gradoni del Patio de los Venerables, nel cuore della città, sembra un leitmotiv dei giardini andalusi.

Patio del'Hospital de los Venerables, nel cuore di Siviglia. La fonte è situata nella parte bassa della gradonata di maiolica per poter attingere facilmente all'acqua della falda


 Granada

Cappella Reale. Hans Memling, La Vergine con il Bambino, Santa Barbara e Santa Caterina ritratte
davanti ai levigati giardini di un paesaggio fiammingo
Da Siviglia a Granada il viaggio in treno dura poco più di due ore.
La luce della Sierra Nevada che incornicia la città si riverbera sulla cattedrale e sulla cappella reale, grande monumento funebre dei re cattolici dove si può ammirare la straordinaria quadreria devozionale, fiamminga e italiana, di Isabella di Castiglia. Basterà ricordare i piccoli Memling, come la magnifica Vergine con il Bambino, Santa Barbara e Santa Caterina, dipinta davanti ad armoniosi giardini del Nord, e l’Orazione nell’orto di Botticelli. Le tavole dei pittori fiamminghi, impreziosite dalla rivoluzionaria pittura a olio “inventata” da Van Eyck, arrivavano via mare dalle Fiandre e si congiungevano ai tesori fiorentini.

Granada, Cappella Reale. L'orazione nell'orto di Sandro Botticelli
Quello stesso chiarore di neve illumina al tramonto le case bianche di calce dell’Albayzín, antico quartiere arabo costellato di poetici carmen, piccoli giardini interni pieni di cipressi, aranci, gelsomini e passiflore.

Elegante dimora nell'Albayzín, antico quartire arabo costellato di carmen, giardini interni e misteriosi

Per la gioia degli occhi. Casa vestita di fiori e maioliche nell'Albayzín, antico quartiere arabo


Case bianche di calce all'Albayzín, ciascuna con piccoli giardini e terrazzi pieni di profumi
È un piacere perdersi al tramonto fra le sue calli, ammirare le case vestite di  maioliche e di fiori, scoprire che proprio lì, al culmine della collina, sorgeva la più antica moschea della città, e che da lassù si apre la più spettacolare veduta dell’Alhambra. Divisa dall’Albayzín dal torrente Darro, la cittadella “rossa” - questo il significato della parola araba Al Hamra - è uno straordinario monumento, paragonabile all’Acropoli di Atene.

Spettacolare veduta dell'Alhambra dall'Albayzín, l'antico quartiere arabo separato dalla "cittadella rossa" dal torrente Darro
Ma quello che ne fa un capolavoro assoluto sono i celebri giardini del Generalife (I giardini dell’Architetto), i tunnel di cipressi tosati a regola d’arte, i bacini d’acqua da cui sembra affiorare il Palazzo dei Nasridi con le sue meravigliose decorazioni, le vallette fiorite di Salvia farinacea, le fontane piene di loti e di ninfee in cui si specchiano i melograni, simbolo della città.

Il celebre Patio dei leoni all'Alhambra
Passeggiata al tramonto verso i Giardini del Generalife
Granada. Fioriture sapienti di rose e Salvia farinacea nei Giardini dell'Alhambra

Melograno, il simbolo di Granada, fra un cipresso e un tappeto di Cerastium
Ma a Granada c’è un altro giardino, che ha fatto sognare tutti coloro che, a partire dagli anni ’60 del Novecento, hanno scoperto i poemi, le canzoni e le ballate di Federico García Lorca nella preziosa traduzione di Carlo Bo per Guanda. È la Huerta de San Vicente, che circonda la casa dove visse il poeta fino alla sua uccisione nel 1936 per mano dei franchisti.

La casa di Federico Garcìa Lorca alla Huerta de San Vicente
Il nuovo parco dedicato al poeta
«Conosco il mistero che canti, cipresso:
sono tuo fratello nella notte e nella pena:
abbiamo i visceri pieni di nidi
tu d’usignoli e io di tristezza!».

Così, quasi profetico, scriveva
nel 1919 nella famosa  
Invocazione all’Alloro
Qui, intorno al villino 
circondato da viti, rose e cipressi
dove sono custoditi i ricordi, 
i manoscritti e gli schizzi
di Lorca mescolati alle sceneggiature 
e ai disegni dell’amico Salvador Dalì, 
il municipio granadino 
ha creato un nuovo parco pubblico 
dedicato al poeta. 



1930. "Verde que te quiero verde". Cipressi, campanili e case andaluse nel disegno di
 Federico Garcìa Lorca per la "Romanza sonnambula"




Cordoba
 
Antica fontana della Mezquita dove i fedeli facevano le abluzioni prima di entrare nella moschea


Antichissimo ulivo nel Patio de los naranjos, appena fuori dalla moschea

A Cordoba, ultima tappa del viaggio, nel cortile della Mezquita l’ulivo carico d’anni accanto alla fontana ci porta indietro nei secoli, quando la grande moschea, quella fantasmagorica foresta di marmo con le sue 1293 colonne che ricreavano l’immagine di un immenso palmeto, era ancora intatta: senza aver subito la brutale ferita dell’inserimento della cattedrale cattolica che ridusse di circa un terzo il celebre colonnato. Ma l’effetto resta lo stesso grandioso e sorprendente.

In questa foto e sotto: la superba "foresta" di palme nella cattedrale di Cordoba
Prima della trasformazione della moschea in una cattedrale cattolica le colonne erano 1293
Nei giardini dell’Alcázar una piccolissima corte fra curiosi disegni a mosaico ricorda il sito dove Cesare, durante la dominazione romana,  piantò un platano.

Un millennio e mezzo dopo un altro italiano, Cristoforo Colombo, finanziato da los Reyes Cristianos, con una piccola flotta formata dalla Pinta, la Niña e la Santa Maria parte alla scoperta di un nuovo immenso continente. Lo racconta la sua statua, che incorniciata da cipressi, fontane e giochi d’acqua si leva nella luce del tramonto fra la regina Isabella e Ferdinando d’Aragona, i creatori di quella potenza imperiale che avrebbe dominato il vecchio e il nuovo mondo.

La statua di Cristoforo Colombo fra Isabella la Cattolica e Ferdinando d'Aragona

Al tramonto: giochi d'acqua e di luci nei Giardini dell'Alcazar di Cordoba
Appena fuori dall’Alcázar invece un grande giardino di palme e d’aranci su un tappeto di tufo monta, ancora una volta, la sua superba guardia d’onore.

I colori del deserto. Palme, cipressi e aranci su un tappeto di tufo nel giardino pubblico davanti alla Mezquita
Se lo si osserva bene nella sua morbida eleganza ha i colori delle oasi del deserto. È l’Andalusia. 
Terra d’incanto che, in un fertile crogiolo di culture, ospita moschee, chiese e palazzi pieni di capolavori, circondati da parchi maestosi e giardini; ma è anche capace di regalare quiete e silenzio nei patii segreti delle case, fra profumi di gelsomino, fontanelle e deliziosi azulejos: le caratteristiche maioliche bianche e blu che hanno dato un’impronta alle dimore andaluse da quando furono portate in Spagna dagli arabi.

Plumbago capensis e Jasminum azoricum in un patio nel cuore di Cordoba



Note e precisazioni per le immagini

Tutte le foto sono di Marta Isnenghi, tranne la quarta e le riproduzioni di miniature o dipinti, tratti da libri o cartoline, per le quali sono precisate le singole provenienze.

Come si vede in queste due prime miniature di un anonimo della fine del Cinquecento, tratte dal manoscritto di Vâki’at-i Baburi, furono gli arabi  a costruire nel deserto la Fonte del Giardino della Fedeltà, a immagine del paradiso.
Dalla Fonte, popolata da uccelli, sgorgano quattro ruscelli che donano l’acqua alle acequia, piccoli canali collegati fra loro per il nutrimento delle piante che appaiono assai rigogliose. Scansioni dal libro Historia de los Parques y Jardines en España, Grupo FCC.

Siviglia

La cattedrale. Dalla Porta del Perdono, retaggio dell’antica moschea, si entra nel Patio de los naranjos, con i suoi 66 alberi d’arancio che circondano una fontana d’epoca visigota. 
La quarta foto con gli aranci maturi sugli alberi è tratta da sevillaonline.es

Cordoba, la Mezquita. Nel Patio degli aranci, dove un tempo c’era l’antico minareto della moschea, i canaletti chiamati acequia distribuiscono l’acqua da un albero all’altro.

Giardiniera dell’Alcazar di Siviglia con gatto ben nutrito.

Vasche e fontane d’acqua circondate da poetici vasi di rose nei giardini del Real Alcázar di Siviglia.

Dature in fiore dietro una seduta di maiolica nel Giardino delle Danze del Real Alcázar di Siviglia.

Patio de l’Hospital de los Venerables, edificio nel cuore di Siviglia costruito da Leonardo de Figueroa per ospitare gli anziani religiosi infermi o i pellegrini. La piccola fonte è situata nella parte bassa della gradonata di maiolica per poter attingere facilmente all’acqua di falda.

Granada

Cappella reale. Hans Memling, La Vergine con il Bambino, Santa Barbara e Santa Caterina ritratte davanti a poetici, ordinatissimi giardini delle Fiandre. Scansione da una cartolina delle Tablas de devocion de la Reina Isabel la Catolica. Primitivos Flamencos e Italianos en la Capilla Real de Granada.

Granada. Cappella reale.  Sandro Botticelli, L’orazione nell’orto.
Scansione da una cartolina delle Tablas de devocion de la Reina Isabel la Catolica. Primitivos Flamencos e Italianos en la Capilla Real de Granada.

Granada. Case vestite di fiori e maioliche nell’Albayzín, antico quartiere arabo.

Granada. Case bianche di calce nell’Albayzín, antico quartiere arabo costellato di carmen, i giardini interni pieni di cipressi, aranci, gelsomini e passiflore.

Granada. Spettacolare veduta dell’Alhambra dall’Albayzín, l’antico quartiere arabo separato dalla cittadella “rossa” dal torrente Darro.

Granada. Il celebre Patio dei leoni all’Alhambra.

Granada. Fioriture sapienti di rose e Salvia farinacea nei Giardini dell’Alhambra.

Granada. La casa del poeta Federico García Lorca nella Huerta de San Vicente.

Granada. Il nuovo parco pubblico dedicato a Federico García Lorca vicino alla casa del poeta.

Granada. Cipressi e palazzi andalusi disegnati nel 1930 da Federico García Lorca per la “Romanza sonnambula”. Scansione tratta da una cartolina della Fundacion Federico García Lorca.

Cordoba

La fontana per le abluzioni dei fedeli e l'antico ulivo nel Patio degli aranci davanti alla Mezquita.

Cordoba. La superba “foresta” di palme nella moschea.

Cordoba. La statua di Cristoforo Colombo fra i re cattolici.

Giochi d’acqua e di luce al tramonto nel grande parco del Real Alcázar.

I colori del deserto. Palme, cipressi e aranci su un tappeto di tufo nel giardino pubblico davanti alla moschea di Cordoba.

Plumbago capensis e Jasminum azoricum in un patio nel cuore di Cordoba.

Marta Isnenghi nel 2006 ha trattato lo stesso argomento in un altro articolo, intitolato La ballata dei giardini andalusi, sul n. 14 di Architettura del paesaggio, la rivista dell’Aiapp.

1 commento:

  1. Grazie per questo post bellissimo ... sono per meta' toscana e per meta' dell'Albayzin ( da parte di madre ) ... Ho 42 anni e solo da un anno ho coronato il sogno di una vita : avere un carmen .

    Se le fa piacere passi dal mio blog ... mi occupo di riproduzioni di gioielli antichi ..i prossimi saranno Berberi e Nasridi ..dedicati alla mia Granada .

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