Fonte del Giardino della Fedeltà, miniatura dal manoscritto di Vâki’at-i Baburi, 1590 |
Dalla Fonte sgorgano quattro ruscelli che donano l'acqua alle acequia |
Questa estate, per diversi
motivi, non ho fatto vacanze.
Neanche un giorno al mare,
neanche un microviaggio.
Così ho ripercorso le tappe di
altri viaggi, che mi piacerebbe rifare. Come i dieci giorni trascorsi con mio marito
nell’ottobre di qualche anno fa nel sud della Spagna. In quella regione
magnifica e tiepida persino d’inverno, grazie alla sua latitudine e al tepore
del Mediterraneo.
Ma dove inizia questo nostro
mare, cadenzato da grandi isole e circondato da terre che hanno caratteristiche
comuni e al tempo stesso precise e diversissime identità? Racconta lo storico francese
Fernand Braudel che “il mare di mezzo” si estende «dal primo ulivo che si
raggiunge arrivando dal Nord ai primi palmeti che si levano in prossimità del
deserto. Per chi “scende” dal settentrione - precisa Braudel - l’appuntamento
con il primo ulivo è subito dopo Donzère, sul Rodano. Il primo palmeto compatto
sorge appena dopo la porta d’oro di El Qantara nell’Atlante sahariano.
Appuntamenti del genere, che incantano e prendono il cuore, sono in serbo lungo
tutto il perimetro del mare Interno. Qui ulivi e palme montano una guardia
d’onore».
Ma c’è una regione d’Europa dove,
insieme agli ulivi e alle palme, sono stati addomesticati tutti gli alberi e
gli arbusti capaci, in un colpo solo, di evocare la storia, la poesia e la
scienza del giardino mediterraneo: è l’Andalusia.
I primi fiori che ci vengono
incontro quando dall’aeroporto di San Pablo s’arriva a Siviglia sono i grappoli
di Jacaranda mimosifolia: grandi macchie
color lavanda che risaltano come tanti Oiseau bleu sulle fronde minute di queste leguminose lungo le avenida cittadine.
La nostra vacanza d’ottobre
inizia un martedì alle nove del
mattino.
Dopo aver sorvolato immensi
uliveti e aranceti, quando atterriamo c’è il diluvio universale. Bagnati
fradici non resta che rifugiarci nel piccolo albergo del Ventaglio, antico
palazzo del centro trasformato in locanda. Nel patio una Madonna col Bambino in
maiolica ci dà il benvenuto. E non è che il primo degli incontri con il sacro
che ci accompagneranno durante il viaggio.
Una schiarita nel pomeriggio ci
consente di andare alla cattedrale sovrastata dalla Torre della Giralda. La chiesa,
una delle più grandi del mondo, sorge là dove nel XII secolo si trovava la
moschea degli Almohadi, la dinastia di berberi musulmani che dominarono il
Maghreb e la Spagna nel XII e nel XIII secolo. Dalla Puerta del Perdon, il portale islamico a ferro di cavallo che
costeggia il lato settentrionale, si entra nel Patio de los naranjos,
il commovente cortile con i 66 alberi d’arancio collegati da un’antica griglia
geometrica di acequia (dall’arabo
al-saqiya).
Siviglia, la cattedrale. Dalla Porta del Perdono, retaggio dell'antica moschea, si entra nel Patio degli aranci |
Come lampadine s'accendono le arance sui 66 alberi del patio nella cattedrale di Siviglia |
Cordoba, la Mezquita. Nel Patio degli aranci, dove un tempo c'era il minareto dell'antica moschea, i canaletti chiamati acequia portano l'acqua da un arancio all'altro |
Tracciate fra un albero e l’altro, dove s’allargano a cerchio, queste canalette per l’irrigazione erano già in uso settecento anni prima di Cristo nei giardini pensili di Babilonia, che venivano bagnati con le acque dell’Eufrate.
Passato ai persiani, il sistema
venne poi diffuso dai romani in tutte le provincie del Mediterraneo. Ma furono
gli arabi nel XII secolo a ritrovare le tracce degli acquedotti romani, a
restaurarli e ad estenderli, creando grandi, piccole e medie canalizzazioni
collegate fra loro da cisterne per l’acqua dette alberca (dall’arabo al-birka).
Queste meraviglie di ingegneria
idraulica si vedono in tutta l’Andalusia.
Siviglia. Luci e ricami di marmo nello splendore dell'Alcazar |
Poco lontano dalla cattedrale di
Siviglia e dai suoi fiammeggianti altari barocchi, si aprono i Giardini del
Real Alcázar, dove ancor oggi scendono re Juan Carlos e la regina Sofia quando
vengono nel sud della Spagna.
Dai Giardini dell'Alcazar la vista spazia sino alla cattedrale con la torre della Giralda |
Fra le rose e la bella pavimentazione gorgoglia una piccola fontana a forma di stella |
Sorridente jardinera dell'Alcazar di Siviglia con gatto ben nutrito |
Ma se si torna una seconda volta,
viene subito il desiderio di fermarsi nelle stanze verdi e profumate vicine al
palazzo, fra vasche d’acqua circondate da vasi di rose, dature, gelsomini e
melograni che si arrampicano in alto, fin sugli spalti dell’antica fortezza.
Siviglia, l'eleganza dei Giardini dell'Alcazar fra palme e fragranti gelsomini |
Vasca d'acqua circondata da poetici vasi di rose nei Giardini dell'Alcazar di Siviglia |
Dature in fiore dietro una seduta di maiolica nel Giardino delle Danze all'Alcazar |
Patio del'Hospital de los Venerables, nel cuore di Siviglia. La fonte è situata nella parte bassa della gradonata di maiolica per poter attingere facilmente all'acqua della falda |
Granada
Cappella Reale. Hans Memling, La Vergine con il Bambino, Santa Barbara e Santa Caterina ritratte davanti ai levigati giardini di un paesaggio fiammingo |
Da Siviglia a Granada il viaggio
in treno dura poco più di due ore.
La luce della Sierra Nevada che
incornicia la città si riverbera sulla cattedrale e sulla cappella reale,
grande monumento funebre dei re cattolici dove si può ammirare la straordinaria
quadreria devozionale, fiamminga e italiana, di Isabella di Castiglia. Basterà
ricordare i piccoli Memling, come la magnifica Vergine con il Bambino, Santa
Barbara e Santa Caterina, dipinta davanti
ad armoniosi giardini del Nord, e l’Orazione nell’orto di Botticelli. Le tavole dei pittori fiamminghi,
impreziosite dalla rivoluzionaria pittura a olio “inventata” da Van Eyck,
arrivavano via mare dalle Fiandre e si congiungevano ai tesori fiorentini.
Quello stesso chiarore di neve
illumina al tramonto le case bianche di calce dell’Albayzín, antico quartiere
arabo costellato di poetici carmen,
piccoli giardini interni pieni di cipressi, aranci, gelsomini e passiflore.
È un piacere perdersi al tramonto
fra le sue calli, ammirare le case vestite di maioliche e di fiori, scoprire che proprio lì, al culmine
della collina, sorgeva la più antica moschea della città, e che da lassù si
apre la più spettacolare veduta dell’Alhambra. Divisa dall’Albayzín dal
torrente Darro, la cittadella “rossa” - questo il significato della parola
araba Al Hamra - è uno straordinario
monumento, paragonabile all’Acropoli di Atene.
Ma quello che ne fa un capolavoro
assoluto sono i celebri giardini del Generalife (I giardini dell’Architetto), i
tunnel di cipressi tosati a regola d’arte, i bacini d’acqua da cui sembra
affiorare il Palazzo dei Nasridi con le sue meravigliose decorazioni, le
vallette fiorite di Salvia farinacea, le
fontane piene di loti e di ninfee in cui si specchiano i melograni, simbolo
della città.
Ma a Granada c’è un altro
giardino, che ha fatto sognare tutti coloro che, a partire dagli anni ’60 del
Novecento, hanno scoperto i poemi, le canzoni e le ballate di Federico García
Lorca nella preziosa traduzione di Carlo Bo per Guanda. È la Huerta de San
Vicente, che circonda la casa dove visse il poeta fino alla sua uccisione nel
1936 per mano dei franchisti.
Granada, Cappella Reale. L'orazione nell'orto di Sandro Botticelli |
Elegante dimora nell'Albayzín, antico quartire arabo costellato di carmen, giardini interni e misteriosi |
Per la gioia degli occhi. Casa vestita di fiori e maioliche nell'Albayzín, antico quartiere arabo |
Case bianche di calce all'Albayzín, ciascuna con piccoli giardini e terrazzi pieni di profumi |
Spettacolare veduta dell'Alhambra dall'Albayzín, l'antico quartiere arabo separato dalla "cittadella rossa" dal torrente Darro |
Il celebre Patio dei leoni all'Alhambra |
Passeggiata al tramonto verso i Giardini del Generalife |
Granada. Fioriture sapienti di rose e Salvia farinacea nei Giardini dell'Alhambra Melograno, il simbolo di Granada, fra un cipresso e un tappeto di Cerastium |
La casa di Federico Garcìa Lorca alla Huerta de San Vicente |
Il nuovo parco dedicato al poeta |
«Conosco il mistero che canti,
cipresso:
sono tuo fratello nella notte
e nella pena:
abbiamo i visceri pieni di
nidi
tu d’usignoli e io di
tristezza!».
Così, quasi profetico, scriveva
nel 1919 nella famosa
Invocazione all’Alloro.
Qui, intorno al villino
circondato da viti, rose e cipressi
dove sono custoditi i ricordi,
i manoscritti e gli schizzi
di Lorca mescolati alle sceneggiature
e ai disegni dell’amico Salvador Dalì,
il municipio granadino
ha creato un nuovo parco pubblico
dedicato al poeta.
nel 1919 nella famosa
Invocazione all’Alloro.
Qui, intorno al villino
circondato da viti, rose e cipressi
dove sono custoditi i ricordi,
i manoscritti e gli schizzi
di Lorca mescolati alle sceneggiature
e ai disegni dell’amico Salvador Dalì,
il municipio granadino
ha creato un nuovo parco pubblico
dedicato al poeta.
1930. "Verde que te quiero verde". Cipressi, campanili e case andaluse nel disegno di Federico Garcìa Lorca per la "Romanza sonnambula" |
Cordoba
Antica fontana della Mezquita dove i fedeli facevano le abluzioni prima di entrare nella moschea |
Antichissimo ulivo nel Patio de los naranjos, appena fuori dalla moschea |
A Cordoba, ultima tappa del viaggio, nel cortile della Mezquita l’ulivo carico d’anni accanto alla fontana ci porta indietro nei secoli, quando la grande moschea, quella fantasmagorica foresta di marmo con le sue 1293 colonne che ricreavano l’immagine di un immenso palmeto, era ancora intatta: senza aver subito la brutale ferita dell’inserimento della cattedrale cattolica che ridusse di circa un terzo il celebre colonnato. Ma l’effetto resta lo stesso grandioso e sorprendente.
In questa foto e sotto: la superba "foresta" di palme nella cattedrale di Cordoba |
Prima della trasformazione della moschea in una cattedrale cattolica le colonne erano 1293 |
Un millennio e mezzo dopo un altro italiano, Cristoforo Colombo, finanziato da los Reyes Cristianos, con una piccola flotta formata dalla Pinta, la Niña e la Santa Maria parte alla scoperta di un nuovo immenso continente. Lo racconta la sua statua, che incorniciata da cipressi, fontane e giochi d’acqua si leva nella luce del tramonto fra la regina Isabella e Ferdinando d’Aragona, i creatori di quella potenza imperiale che avrebbe dominato il vecchio e il nuovo mondo.
La statua di Cristoforo Colombo fra Isabella la Cattolica e Ferdinando d'Aragona |
Al tramonto: giochi d'acqua e di luci nei Giardini dell'Alcazar di Cordoba |
Appena fuori dall’Alcázar invece
un grande giardino di palme e d’aranci su un tappeto di tufo monta, ancora una
volta, la sua superba guardia d’onore.
Se lo si osserva bene nella sua
morbida eleganza ha i colori delle oasi del deserto. È l’Andalusia.
I colori del deserto. Palme, cipressi e aranci su un tappeto di tufo nel giardino pubblico davanti alla Mezquita |
Terra d’incanto che, in un
fertile crogiolo di culture, ospita moschee, chiese e palazzi pieni di
capolavori, circondati da parchi maestosi e giardini; ma è anche capace di regalare quiete e silenzio nei patii segreti delle
case, fra profumi di gelsomino, fontanelle e deliziosi azulejos: le caratteristiche maioliche bianche e blu che
hanno dato un’impronta alle dimore andaluse da quando furono portate in Spagna
dagli arabi.
Note e precisazioni per le immagini
Tutte
le foto sono di Marta Isnenghi, tranne la quarta e le riproduzioni di
miniature o dipinti, tratti da libri o cartoline, per le quali sono precisate
le singole provenienze.
Come
si vede in queste due prime miniature di un anonimo della fine del Cinquecento, tratte
dal manoscritto di Vâki’at-i Baburi, furono gli arabi a costruire nel deserto la Fonte del Giardino della Fedeltà,
a immagine del paradiso.
Dalla
Fonte, popolata da uccelli, sgorgano quattro ruscelli che donano l’acqua alle acequia, piccoli canali collegati fra loro per il nutrimento delle piante che appaiono
assai rigogliose. Scansioni dal libro Historia de los Parques y Jardines en
España, Grupo FCC.
Siviglia
La
cattedrale. Dalla Porta del Perdono, retaggio dell’antica moschea, si entra nel
Patio de los naranjos, con i suoi 66 alberi d’arancio che circondano una fontana d’epoca visigota.
La
quarta foto con gli aranci maturi sugli alberi è tratta da sevillaonline.es
Cordoba,
la Mezquita. Nel Patio degli aranci, dove un tempo c’era l’antico minareto
della moschea, i canaletti chiamati acequia distribuiscono l’acqua da un albero
all’altro.
Giardiniera
dell’Alcazar di Siviglia con gatto ben nutrito.
Vasche e fontane
d’acqua circondate da poetici vasi di rose nei giardini del Real Alcázar di
Siviglia.
Dature in fiore dietro una seduta di maiolica nel Giardino delle Danze del Real Alcázar di Siviglia.
Patio de l’Hospital de los Venerables, edificio nel cuore di Siviglia costruito da Leonardo de Figueroa per ospitare gli anziani religiosi infermi o i pellegrini. La piccola fonte è situata nella parte bassa della gradonata di maiolica per poter attingere facilmente all’acqua di falda.
Granada
Cappella
reale. Hans Memling, La Vergine con il Bambino, Santa Barbara e Santa Caterina
ritratte davanti a poetici, ordinatissimi giardini delle Fiandre. Scansione da
una cartolina delle Tablas de devocion de la Reina Isabel la Catolica.
Primitivos Flamencos e Italianos en la Capilla Real de Granada.
Granada.
Cappella reale. Sandro Botticelli,
L’orazione nell’orto.
Scansione
da una cartolina delle Tablas de devocion de la Reina Isabel la Catolica.
Primitivos Flamencos e Italianos en la Capilla Real de Granada.
Granada.
Case vestite di fiori e maioliche nell’Albayzín, antico quartiere arabo.
Granada.
Case bianche di calce nell’Albayzín, antico quartiere arabo costellato di
carmen, i giardini interni pieni di cipressi, aranci, gelsomini e passiflore.
Granada.
Spettacolare veduta dell’Alhambra dall’Albayzín, l’antico quartiere arabo
separato dalla cittadella “rossa” dal torrente Darro.
Granada.
Il celebre Patio dei leoni all’Alhambra.
Granada. Fioriture sapienti di rose e Salvia farinacea nei Giardini dell’Alhambra.
Granada.
La casa del poeta Federico García Lorca nella Huerta de San Vicente.
Granada.
Il nuovo parco pubblico dedicato a Federico García Lorca vicino alla casa del
poeta.
Granada.
Cipressi e palazzi andalusi disegnati nel 1930 da Federico García Lorca per la
“Romanza sonnambula”. Scansione tratta da una cartolina della Fundacion
Federico García Lorca.
Cordoba
La fontana per le abluzioni dei fedeli e l'antico ulivo nel Patio degli aranci davanti alla Mezquita.
La fontana per le abluzioni dei fedeli e l'antico ulivo nel Patio degli aranci davanti alla Mezquita.
Cordoba.
La superba “foresta” di palme nella moschea.
Cordoba.
La statua di Cristoforo Colombo fra i re cattolici.
Giochi d’acqua e di luce al tramonto nel grande parco del Real Alcázar.
I
colori del deserto. Palme, cipressi e aranci su un tappeto di tufo nel giardino
pubblico davanti alla moschea di Cordoba.
Plumbago
capensis e Jasminum azoricum in un patio nel cuore di Cordoba.
Marta
Isnenghi nel 2006 ha trattato lo stesso argomento in un altro articolo, intitolato
La ballata dei giardini andalusi, sul n. 14 di Architettura del paesaggio, la
rivista dell’Aiapp.